Un toponimo (presunto) di mezzo millennio
Lettura critica dell’analisi pubblicata da Maria Luisa Stoppioni, responsabile del Museo della Regina,
nonché referente in loco della Sovrintendenza archeologica
Durante gli scavi della cosiddetta ‘Area Pritelli’, nel centro storico di Cattolica, è stato posto in luce “una sorta di terrapieno in argilla con relativo fosso sul lato mare”. Il terrapieno in questione - precisa l’autrice dell’articolo – “ricalca quasi perfettamente la linea delle presunte mura cinquecentesche” (M.L. Stoppioni, Cattolica e il suo territorio: nuovi dato dagli scavi recenti in “Studi romagnoli”, LXI, 2010). Alla fine di questa frase Maria Luisa Stoppioni richiama, come fonte, in nota, l’opera della scrivente: M.L. De Nicolò, La Cattolica del Cinquecento, Urbino 1979, senza però segnalare la pagina, o pagine, da cui ritrae l’informazione o asserzioni in merito alla costruzione di mura circondanti l’abitato. Insomma non si capisce il suo, forse ‘ironico’ richiamo dell’aggettivo “presunte”, unito a ‘mura’. Il lettore è facilmente indotto ad interpretare che nel volume citato nella nota bibliografica si sostenga la costruzione (reale o supposta) di un circuito murario avvolgente l’intero abitato. Occorre dare un’opportuna, quanto necessaria delucidazione sui lavori di fortificazione posti in essere dal governo pontificio negli anni Ottanta del secolo XVI, puntualmente descritti nel volume La Cattolica del Cinquecento, nel capitolo dedicato alla fortificazione. Leggiamo. Inizialmente, ossia nel 1583, si prospettava di “cingere di mura la Cattolica” (p. 157), ma di lì a poco si era deciso di procedere con una fortificazione di terra e legname (vd. le pp. 162-163 e soprattutto nota 34 a p. 165). In sostanza il terrapieno (ossia i bastioni), doveva essere ‘armato’, con la predisposizione dell’’incatenatura’ di legnami, di cui si proponeva, a titolo di maggior delucidazione, persino una inequivocabile rappresentazione grafica (tav. 19), ripresa dal trattato di un importante architetto militare del Rinascimento, Giovan Battista Belluzzi. Va inoltra rimarcato che ai nostri giorni, i termini baluardo e bastione, nel loro significato vengono ritenuti sinonimi, ma non era così nel basso medioevo e nel Cinquecento. Con bastioni si intendevano le opere di fortificazione (baluardi e cortine) realizzate con l’incatenatura di legname e la terra battuta. Non a caso nella toponomastica urbana si è mantenuta fino all’odierno la via Bastioni e non via del Bastione o via del Baluardo, a contrassegnare un sentiero/tratto di strada (in origine vicolo), percorrendo il quale si accedeva appunto al circuito dei bastioni realizzati solo parzialmente (lato mare). Un toponimo del resto particolarmente rilevante, tant’è che si è mantenuto nel tempo, per mezzo millennio. Dunque, nella corretta lettura del progetto ordinato da Gregorio XIII non si hanno “presunte mura cinquecentesche” come vorrebbe Stoppioni, ma bastioni, opere in terra e legname e risulta pertanto inopportuna e alquanto risibile la sua osservazione sul terrapieno rinvenuto durante lo scavo archeologico dell’area Pritelli attigua a via Carlo Marx, quando scrive:
Le caratteristiche strutturali e l’assenza, da una parte e dall’altra del terrapieno, di strutture in muratura o in legno ne paiono escludere una valenza difensiva …
A suo dire insomma si tratterebbe di un “limite, un confine alla città dalla parte del mare”. Tutt’altro, quel terrapieno (che si spera sia stato almeno fotografato e rilevato), rappresentava un tratto della cortina bastionata, cioè, come s’è detto e ribadito, di un’opera difensiva realizzata con lotte (mattoni crudi) e mannocchie (fascine) per il drenaggio dell’acqua piovana. Per la verità, un piccolo tratto di mura fu posto a termine nel 1583 attorno alla porta Vercellese (porta Rimini) e quella Gregoriana (porta Pesaro). Della prima, come anche in questi giorni (ottobre 2021) si è avuto modo di rilevare, riappaiono le fondazioni in ciottoli (cogoli), riaffiorate nel corso del tempo ogni qual volta sono stati effettuati carotaggi per sottoservizi (fognature, condutture idriche, elettriche ecc.).
Se la ‘comunità scientifica” dovesse accettare la tesi di Maria Luisa Stoppioni, che porta “escludere la valenza difensiva” del manufatto preterintenzionale, allora si dovrà obbligatoriamente modificare la toponomastica urbana, sostituendo la dizione via Bastioni con la forma dubitativa già collaudata per le supposte mura, cioè Via dei presunti Bastioni. In definitiva è da ritenersi del tutto arbititraria la tesi Stoppioni, in quanto non sostenuta dai necessari approfondimenti sulla tecnica delle fortificazioni in terra e legname, ampiamente trattata invece ne La Cattolica del Cinquecento, con l’apporto di un’esaustiva documentazione.
A chi volesse maggiori delucidazioni e capire la portata di questo progetto rinascimentale di fortificazione in terra e legname messa in atto a Cattolica, vale la pena la visione del DVD realizzato dalla scrivente nel 2012 (Cattolica dalle origini al Settecento), con la collaborazione di Carlo Cestra, in cui si ricostruisce virtualmente tutta la messa in opera da parte delle maestranze sulla base di una attenta lettura del giornale dei lavori restituito dalla fonte archivistica e puntualmente citato nel volume del 1979 (vd. www.marialuciadenicolo.com, sezione Progetti)