In questo studio sulla scorta delle fonti notarili del secolo XV vengono pubblicati documenti inediti che mettono in luce gli interessi dei Malatesti di Rimini e di Pesaro nel castello e nella campagna marignanese. Fra gli altri si conta anche un rogito estremamente importante per la storia di Cattolica e, più precisamente l’attestazione della sopravvivenza dell’idronimo Cattolica che viene appaiato ad una nuova denominazione del rivus: le Vivare. Si tratta di un atto di permuta, tra Sigismondo Malatesti e Cristoforo Almerici riguardante una vasta proprietà di terreno coltivato posto nella corte del castello di San Giovanni in Marignano, “in capella sancti Petri in fundo de Vivarijs”, confinante con le strade da tre lati e con il rio Vivare (aqua seu rivus de Vivarijs). Dal XV secolo, il modesto corso d’acqua che attraversa il piano tra i colli di Marignano e il mare assunse il nome di rio o fosso delle Vivare. Così ad esempio negli atti del notaio Francesco Paponi (rivus vivaria alias vivare), che sovrappone il nuovo toponimo alla più antica denominazione del corso d’acqua (rivus Catholice). Si è già avuto modo in precedenti contributi della scrivente (1985, 1988) come la denominazione rivus Catholice preesistesse alla fondazione dell’abitato omonimo, costruito nel 1271, in base ad una attenta lettura dello stesso atto costitutivo, che precisa appunto la posizione del nuovo castello inter Catholicam et Taullum iuxta tamen Catholicam, cioè nel territorio compreso fra i due corsi d’acqua testé citati. Una carta ravennate del monastero di San Severo in Classe, datata 1259, riguarda terre poste nella pieve di Conca “in plano Catholice”. Il terrazzamento attraversato dal rio dunque, assunse il medesimo appellativo (piano della Cattolica), come per esempio il pianoro ubicato fra Morciano e San Giovanni in Marignano ed attraversato dal fiume Ventena, che venne denominato Pianventena (planus Ventene). Le origini del toponimo “le Vivare” sono certamente da mettersi in relazione con le sorgenti situate lungo il corso del rio e segnalate anche nelle carte dell’Istituto Geografico Militare. Per un confronto possono essere richiamati toponimi quali aquaviva e aquavivola, che sottintendono la presenza di fontanili d’acqua. L’espressione vivare d’acque i ritrova anche nella storia di Rimini di Cesare Clementini, Raccolto istorico della fondazione di Rimino, I, Rimini 1617, p. 504.