L’importanza del territorio, a confine fra Marche e Romagna, fatto oggetto in questa sede dello studio di Cristina Ravara nelle sue restituzioni archeologiche, è riconducibile primariamente alla posizione geografica. L’abitato di San Giovanni in Marignano è situato sul terrazzo alluvionale del fiume Conca, a brevissima distanza dal mare (circa tre chilometri) ed ha rappresentato almeno a partire dal medioevo il capoluogo dell’ampio territorio comunale che comprende anche i nuclei residenziali staccati delle frazioni di Santa Maria in Pietrafitta, Pianventena, San Giovanni in Isola, Montalbano, Cattolica. Quest’ultima località da sempre è rimasta vincolata al centro principale in rapporto simbiotico, rappresentando, per tutto il territorio circostante, lo sbocco naturale e strategico per il collegamento fin dall’età romana con la via Flaminia e il mare. Nel mare si riconosce comunque il motore principale della storia di questi luoghi.

 

La rada protetta dal promontorio di Gabicce ha costituito fin dalle epoche più remote un approdo naturale di grande rilevanza per la navigazione in Adriatico, ancor più in considerazione di una costiera, quella occidentale del medio Adriatico, che, salvo il porto di Ancona, per la quasi totalità risulta priva di insenature naturali. Lo scalo protetto dalle alture di Focara, si offre fin dall’antichità come un punto di riferimento importante, un riparo sicuro dalle correnti e dai venti di Levante, spesso anche confuso dai marinai, in condizioni di scarsa visibilità dovuta a condizioni meteorologiche avverse, fino a tempi recenti, con il Monte Conero proteso in mare a protezione del golfo di Ancona. Le testimonianze archeologiche provano che fin dalle epoche antiche, nella rada antistante l’attuale centro di Cattolica, così come nei porti naturali di Casteldimezzo (Vallugola) e Santa Maria di Focara, si ammassavano le eccedenze agricole destinate alla esportazione sia per il mercato interno sia per il mercato internazionale di un retroterra ubertoso, reso fertile anche dalla presenza di numerosi corsi d’acqua (fra Fiorenzuola di Focara e Misano Adriatico se ne contano ben 7); retroterra che sappiamo organizzato a fini produttivi in età romana da una fitta maglia centuriale. In virtù soprattutto della facilità di approdo, la frequentazione di questi “caricatoi”, è praticamente documentabile da sempre. Tutto ciò porta a dar risalto dunque, ad una vocazione ambientale che finisce per connotare fortemente i due insediamenti principali (San Giovanni in Marignano e Cattolica appunto) e la dinamica di un popolamento in cui risultano evidenti, in ogni epoca, interessi, contatti e scambi con elementi sociali di varia provenienza. Il porto naturale risulta insomma lo sfogo a mare delle eccedenze produttive del territorio in vista di un’esportazione delle derrate più importanti (soprattutto olio, vino, grano) su varie direttrici del Mediterraneo che, attraverso la via marittima, alimenta di ritorno anche un tangibile apporto culturale. I due insediamenti antichi presenti nelle attuali giurisdizioni comunali, anche alla luce dei ritrovamenti archeologici più recenti analizzati anche nelle pagine che seguono (per es. il sigillo d’argento con l’efebo, l’affresco policromo raffigurante una scena riconducibile al mito di Bacco; le statuette bronzee di Ercole e di Minerva; il deposito di anfore da vino recuperate in adiacenza all’attuale porto canale, alla foce del torrente Tavollo), evidenziano la forte identità agricola e commerciale di un territorio. Una caratteristica che si mantiene nel tempo in un connubio imprescindibile, ed è tradita anche dalla sopravvivenza di alcuni culti legati al ciclo agrario riconvertiti poi successivamente su alcune figure della devozione cristiana. Un’unità geografica che si rivela binomio strutturale per la storia dei due centri demici e favorisce di riflesso una configurazione giuridico-territoriale, che viene a caratterizzare nel tempo per entrambi le rispettive vocazioni e tipologie insediative e urbanistiche determinate appunto da quest’unione-dipendenza. Sul primo, San Giovanni in Marignano, si concentra la predisposizione ad una coltivazione intensiva del territorio che porta a prefigurare nel medioevo il capoluogo (cioè il castello nuovo) come un vero e proprio contenitore vittuario in virtù della realizzazione di innumerevoli fosse ipogee per la conservazione dei cereali e dando anche spunto all’innesto di tradizioni proverbiali. Sul secondo, Cattolica, la messa a punto di servizi per la commercializzazione e lo scambio dei prodotti (traffici da sponda a sponda, di cabotaggio e sulla lunga distanza) e di caseggiati per accogliere mercanti, viaggiatori e forestieri in transito lungo l’asse di percorrenza della Flaminia, matura sul lungo periodo una vocazione all’ospitalità, costantemente documentata dalla letteratura odeporica d’ogni tempo e che, pur in una continua mutazione, prosegue fino al contemporaneo. Non va sottovalutata poi un’altra importante peculiarità di queste terre, cioè la loro collocazione a confine dei territoria di due municipia  prima (Ariminum e Pisaurum), di due città e di due diocesi poi. Una geografia fisica e umana viene in definitiva ad imporre come realtà costante la presenza di due frontiere, il mare e la costa da un lato, il fiume dall’altra, a separare due entità politico-amministrative. Confini insomma, che hanno disegnato la storia, l’identità e la cultura di questi luoghi nel lungo periodo, fino ad oggi.