In questo volume si raccolgono i risultati del lavoro di ricognizione, analisi e ricerca, affidato dalla scrivente a un team di giovani studiosi, relativamente al territorio di confine fra Marche e Romagna (Bassa valle del Conca e del Tavollo) con l’inserimento del Comune di Cattolica quale ente gestore fra i partners della Provincia di Rimini nel progetto “B.A.R.C.A nell’ADRIAS KOLPOS – Beni antichi, restauro e conservazione dei siti adriatici e valorizzazione della sua antica identità”, cofinanziato dall’Unione Europea attraverso il “Nuovo Programma di Vicinato Adriatico INTERREG/CARDS-PHARE . L’unità di ricerca, coordinata da chi scrive, si è impegnata ad una “lettura” approfondita di questa area di frontiera, a cavallo fra due province e due regioni per restituire alla memoria collettiva importanti tracce del passato utili ad indicare, riscoprendone i caratteri originali, alcuni indirizzi utile ad avviare proficue strategie per un nuovo turismo culturale. Di pari passo con l’operazione di recupero di informazioni bibliografiche, di rilettura delle fonti letterarie è iniziata la consultazione di alcuni fondi archivistici, di età medievale e moderna che sta offrendo interessanti sorprese. Oltre alla schedatura ed esame dei reperti archeologici già conosciuti e di quelli recuperati negli ultimi decenni grazie a rinvenimenti fortuiti, grazie alla preziosa collaborazione di personaggi locali si è proceduto anche ad un’attenta perlustrazione dell’area di nostro interesse sotto il profilo geomorfologico per la realizzazione di un GIS (Geographic Information System) in cui si sono raccolte e incrociate a livello grafico e concettuale le varie fasi di studio per ricostruire le dinamiche storiche e ambientali degli insediamenti. La specifica tematica affrontata, Archeologia e storia di un territorio di confine, investe soprattutto i territori facenti oggi parte dei comuni di San Giovanni in Marignano, Misano, Cattolica (Provincia di Rimini, Regione Emilia Romagna), con un allargamento oltre confine ai comuni di Gabicce, Fiorenzuola di Focara, Gradara (Provincia di Pesaro Urbino, Regione Marche).

 

Il lavoro svolto all’interno del progetto si è concretizzato con la pubblicazione nel febbraio 2007 del volume “Crustumium” Archeologia adriatica fra Cattolica e San Giovanni in Marignano di Cristina Ravara Montebelli, seguito dall’incontro svoltosi a Cattolica il 9 settembre 2007 a conclusione della International Summer School “Mediterraneo. Attività marittime e archeologia navale all’Antichità al Novecento”. Il meeting è servito come momento di confronto dei partners (Spalato, Parenzo, Dubrovnik, Tuzla, Serbia, Rimini, Ravenna), rappresentati da autorevoli studiosi, sullo stato di avanzamento delle attività svolte nell’ambito del progetto B.A.R.C.A. nell’ADRIAS KOLPOS. Nelle pagine che seguono si raccolgono appunto i contributi presentati dal team che rappresentava il Comune di Cattolica in quel Seminario internazionale di studi, “Relazioni fra le due sponde dell’Adriatico: testimonianze archeologiche e letterarie”.

 

La curatela del volume è stata affidata a Cristina Ravara Montebelli che, in stretta collaborazione con Joseph Franzò, autore del GIS, oltre ad aver contribuito alla schedatura dei dati utili alla compilazione della carta archeologica aggiunge in questa sede anche altre riflessioni sulle prime fasi insediative di età romana. Il prezioso e pionieristico apporto di Joseph Franzò ha reso possibile la messa a punto di una carta archeologica sulla scorta di una lettura diacronica dell’evoluzione del palinsesto territoriale attraverso l’utilizzo di processi informatici e l’applicazione di metodologie nuove in cui si ricostruiscono le dinamiche degli insediamenti ed insieme le tipologie. Asja Zec si è applicata nello studio di alcuni reperti di ceramica etrusco-corinzia provenienti dal territorio di Vallugola (Gabicce) che permettono interessanti valutazioni riguardo alle 

relazioni e contaminazioni culturali nell’Adriatico antico, mentre Paola Novara ha intrapreso uno scavo archivistico per individuare l’esistenza e l’eventuale odierna collocazione a Ravenna di “un altare antico”, riutilizzato come materiale da costruzione per la realizzazione nel primo Cinquecento della chiesa parrocchiale all’interno del castello di San Giovanni in Marignano, scoperto a metà Settecento e di cui si fa menzione in un carteggio coevo. Luigi Alberto Sanchi si è indirizzato invece a raccogliere e analizzare le fonti in merito al Concilio di Rimini del 359 fornendo un dossier estremamente utile per inquadrarne le importanti implicazioni sotto il profilo storico, politico e religioso. Lo studio di Francesca Fiori porta un approfondimento su alcune problematiche nell’ambito geopolitico dell’Esarcato e della Pentapoli fra VII e XIII così come, per il basso medioevo, il lavoro di Benedetto Gugliotta, che ha avviato la ricognizione sistematica della documentazione archivistica funzionale a conoscere l’impianto e l’evoluzione della proprietà ecclesiastica nella fascia costiera fra Marche e Romagna, in special modo dei patrimoni terrieri degli Arcivescovi di Ravenna e del monastero di San Vitale. Il quadro d’insieme che fuoriesce dalla lettura di questi contributi lascia ancora molte questioni aperte, attiva nuove curiosità e convince dell’opportunità di proseguire nella ricerca potenziando l’apporto interdisciplinare. Si ha infatti piena conferma, anche in virtù delle ulteriori conoscenze acquisite, che si aggiungono ai rinvenimenti di questi ultimi mesi proprio a Cattolica, in un’unica area contrassegnata già nei secoli medievali dal toponimo bizantino “fundus Catolice”, di materiali archeologici riferibili ad epoche diverse, quali una stele daunia (VI sec. a. C.), tracce di un villaggio dell’età del bronzo (ca. 1600 a.C.), tombe di età romana (periodi repubblicano e imperiale), della straordinaria ricchezza culturale di questa terra. La stele daunia di Cattolica, nella quale è inciso il disegno di una nave a vela quadra con figure umane e animali, ha dato spunto per l’ultimo meeting (26 aprile 2008) con l’organizzazione di una tavola rotonda sul tema “La grande Daunia. Relazioni e commerci adriatici di età arcaica”, che insieme a Lorenzo Braccesi, ideatore dell’iniziativa oltreché dello stesso progetto ADRIAS KOLPOS, ha richiamato a confrontarsi sull’eccezionale scoperta, storici e archeologi di fama internazionale (Giuseppe Sassatelli, Pristina Mihovilic, Alessandro Naso, Raffaella Papi, Jean-Luc Lamboley, Mario Lombardo). Le popolazioni che si sono succedute nel corso del tempo in questo luogo che, con la complicità della geografia, si prefigura da sempre come una “frontiera aperta”, ab immemorabili diventano partecipi di un interessante “gioco dello scambio” in cui l’ Adriatico, quale strada liquida che alimenta una rete di relazioni mediterranee a breve e lungo raggio, diventa l’elemento fondamentale. Le caratteristiche della vallata del Conca, l’arteria fluviale che permetteva facili collegamenti anche con le regioni interne, favorendo finanche relazioni con le popolazioni gravitanti sul Tirreno, sfociando sull’Adriatico nel tratto di più facile approdo, diventano poi il valore aggiunto di un quadro ambientale che ha influenzato profondamente il sistema insediativo e la formazione di una società per certi versi cosmopolita, caratterizzata da una grande mobilità. Nel gioco dello scambio, che assume toni diversi di incontro-scontro a seconda del momento storico, delle necessità o degli interessi, gli uomini entrano in contatto e con essi circolano, oltre alle merci in una obbligatoria complementarietà delle risorse, miti, usanze, costumi e tradizioni alimentari, modi di abitare, tecniche. Rapporti commerciali pacifici ma anche conflitti, attività di contrabbando, azioni di pirateria finiscono per costituire la trama della storia complessa di un territorio che si rivela in fondo “senza confini”, per la molteplicità di aperture e di testimonianze che racchiude, per la sua capacità in epoche diverse di connettersi ai territori alle sue spalle e a quelli oltre Adriatico. Il campo di indagine in questione insomma, a cavallo fra le antiche colonie romane di Ariminum e Pisaurum, manifesta peculiarità forti e del tutto originali, si presta come laboratorio di eccellenza per una ricostruzione storica sul lungo periodo e offre sicuramente forti suggestioni per un turismo culturale di qualità.